domenica 7 ottobre 2007

Let's Rock!

Da ieri sono ufficialmente un dipendente dell'Hard Rock Cafè... Lavorerò in the "Heart of the House", cucina dalla quale sfornerò hamburger, nachos, quesadillas y mucho mas, per gli affamati clienti in cerca di Rock e Panozzi... La prima impressione è stata buona, il personale è giovane ed entusiasta, ed i colleghi vengono da tutto il mondo... All'interno del personale si incontrano le più diverse culture, ho conosciuto un jamaicano, diversi inglesi, un australiana, una nigeriana, un boliviano, un peruviano ed un paio di cinesi... Ma loro, si sa, come i Napoletani, sono dappertutto... Si inizia a lavorare al ritmo di Rock, e il tutto procede con regolare rilassamento e un'invidiabile cortesia. La direzione tiene particolarmente alle "procedure", e questo si manifesta nel "contorno lavorativo": sia per entrare che per uscire (clock in - clock out) si passa per un computer, che sforna bigliettini, ti dice la durata di tutti i turni settimanali, e ti sgrida pure se tardi... Anche per le ore extra... L'uniforme è fondamentale, non si lavora senza, ma è decisamente caruccia, una giacca ed un paio di pantaloni con le effigi dell'HRC, dietro la schiena la forchetta che fa le corna, Rock Style...! Il tutto rigorosamente nero. Mi hanno dato alcuni libri, uno da studiare, uno di "esercizi", per le nozioni da conoscere, come norme igieniche, norme comportamentali, temperature ed altro... Per esempio, in caso di incendio, è necessario utilizzare un nome in codice: "Mr Sands". Il tutto per misurare l'apprendistato e controllare i progressi. A mio avviso l'organizzazione più militare, che alimentare smitizza un po' il Rock che si può avvertire nel locale, conformandolo molto alla multinazionale che in effetti è. Devo però ammettere che i "Manager" sono amichevoli e non ti trattano da "superiori", anche se Riccardo, Boliviano mi ha fatto capire che non la pensa esattamente come me... Credo che in definitiva non sia poi troppo diverso dal lavoro che può tenersi all'interno di un Mc Donald's.

La prima giornata di lavoro è stata interessante. Ho lavorato dalle 17 all'1 di notte. E' un turno che mi piace, anche se poi dormo tutto il giorno seguente... Quando sono uscito ho deciso di andare a casa in bicicletta, (la metro interrompe il servizio dalle 24 alle 6) anche per misurare il tempo necessario. Sono partito alle 2 di notte, ho visto dei posti splendidi, il tutto circondato dall'acqua e con una falce di luna a tenermi compagnia. Come ho già detto le piste ciclabili sono ovunque, senza distinzioni fra centro e periferia. Purtroppo le indicazioni presenti sono molto "locali", e la pista ciclabile non segue il tragitto della strada per automobili. Per cui è difficile orientarsi, ed individuare il giusto percorso. Lungo il percorso mi sono imbattuto in uno stormo di oche, saranno state 30. Mi sono fermato incredulo, per fare una fotografia, e quelle, stizzite, hanno cercato di aggredirmi... :o) In definitiva mi sono perso 4 volte e sono riuscito a raggiungere casa alle 3:45, seguendo il tragitto dell'autobus... Ogni commento è superfluo, il mio senso di orientamento è sempre stato precario, e temo che mi abbia abbandonato del tutto.......


Ma non è finita, poichè a casa ho trovato la porta chiusa dall'interno con il chiavistello. Demoralizzato, e indeciso sul da farsi, non ho suonato per non svegliare tutti, bimba compresa. Ho provato ad inviare un sms a Niels (il padrone di casa) che però evidentemente dormiva della grossa. Allora decido di fare mattina. Prendo un Night bus (basta bici, per carità...) e mi dirigo verso il centro. Nel frattempo si sono fatte le 5. Passeggio a lungo, e mi godo una splendida alba sopra a piazza Dam ed ai canali del centro... Cerco il giornale di oggi, possibilmente in Italiano, ma mi rendo conto che gli Ako (una catena fornita di stampa internazionale) hanno appena ricevuto i giornali e devono ancora sballarli. Decido di andare a fare colazione da qualche parte. Un ragazzo nero mi ferma e mi offre cocaina. Rispondo che non sono interessato, quello insiste un po', poi mi chiede se ho qualche spiccio. Mi rifiuto di aiutarlo (ma come? hai della coca ed io ti devo dare soldi per mangiare??) e questo tira fuori un coltello. Più una specie di tagliaunghie. 10 cm al massimo, compreso il manico. Sono sicuro che non voglia usarlo, è piuttosto una sorta di deterrente. Tiro fuori alcuni spicci e glieli porgo, ma mi chiede banconote... La cosa strana è l'orario. Sono ormai le 7, è giorno, e la gente gira. Infatti 3 persone capiscono e si fermano. Mi chiedono se ho bisogno, ed il ragazzo se ne va...

Dopo il contrattempo proseguo la mia camminata, e dopo qualche altro chilometro raggiungo il Pablow Picasso, senza desiderare nient'altro che una colazione all'inglese e un buon joint... Mi trastullo per un'oretta, abbondante. Mi inchiacchiero con un Poi mi arriva il sms di Niels, si scusa, mi dice che non ha sentito il cellulare... Dalla mia parte, non ho avvertito che sarei rientrato dopo le 4. Mimo ha pensato quando è rientrato ha pensato di fare cosa gradita, chiudendo. Certo, a me non molto. Ma poco male. Dopotutto, quando mi ricapita...? :o) Stanco, ma non ancora sfinito, mi avvio verso casa per rotolarmi un po' sotto alle coperte...

giovedì 4 ottobre 2007

La grandezza strepitosa della Vita

Riporto liberamente questo brano, tratto da un'intervista posta a Silvano Agosti, in cui esplica parte della propria filosofia. Tengo a precisare che non si tratta propriamente del mio modo di vedere la vita. La trovo tuttavia stimolante e dissacrante allo stesso tempo. Spero vi scuota quanto l'ha fatto con me.

"Io so che Dio esiste per guarire il terrore che le persone hanno del fatto che non stanno vivendo, stanno soltanto esistendo. Quindi uno che esiste soltanto, ed era nato per vivere, non può che essere terrorizzato: non c'è terrore in chi vive. Credo che tutto ciò che noi conosciamo fluttui, vaghi nel mistero. E questo mistero mi affascina, mi avvolge. E mi da questo bisogno estremo di difendere la vita contro qualsiasi cosa. (...) Sto vivendo l'eternità, la vita è la droga più potente che ci sia. E nessuno la usa. La storia più straordinaria che venga narrata è la vita, ma nessuno la ascolta più. Vedi, cosa c'è dopo è tipico di chi esiste, non di chi vive. Perchè chi vive dice: Io vivo, essendo nell'eternità del vivere, di me, di ciò che io ho prodotto nella vita, non sparirà mai nulla, perchè tutto ciò che c'è è assolutamente eterno. Allora, le persone che esistono soltanto, e che sono figlie di non accadimenti, di non azioni, di amori non vissuti, di incontri non fatti, sono nella dannazione del non far nulla se non quello che gli dice il padrone o la moglie. Questi, che hanno questa dannazione del solo esistere, questi hanno il problema di cosa verrà dopo. Perchè dicono: è impossibile che tutto sia questo qua. Invece chi vive, come me, dice: "ecco la grandezza strepitosa della vita!"

Tutti gli esseri umani contengono una dose di creatività straordinaria, e se uno si esprime, ed ha il diritto di farlo, sta bene. Esprimersi rafforza il quadro immunitario. Crollano le multinazionali del farmaco, se gli esseri umani imparano ad esprimersi. Ma esprimersi non vuol dire soltanto scrivere un libro o fare un film. Vuol dire anche toccare con infinita grazia il naso di un burocrate che ti sta davanti, riuscendo a farlo in modo tale che lui ritrovi un sentimento umano. Capisci? Vuol dire anche guardare una ragazza e dirle: "vorrei fare una passeggiata con te". Vuol dire anche sedersi su una panchina ed essere grati alla panchina perchè ti fa star seduto, ed è così fedele... Ogni volta che tu ti avvicini ti siedi, e la panchina ti offre di star seduto. Sarei felice se ci fossero sei miliardi di persone che si esprimono perchè allora veramente, il grande mosaico della realtà avrebbe finalmente una fisionomia credibile ed un volto leggibile. Invece di sei miliardi di visioni nel mondo ne abbiamo soltanto due o tre, abbastanza corrotte, abbastanza squallide, che vogliono a tutti i costi dimostrare che il mondo è orribile, pieno di gente che sgozza altra gente, invece no... Il mondo per fortuna rimane straordinario. E un giorno si narrerà finalmente la storia, ma non la storia di questi venti o trenta farabutti che impediscono all'umanità di vivere. Ma la storia di tutti questi 6 miliardi di esseri umani, ognuno dei quali ha un percorso, ognuno dei quali ha un'emozione, ognuno dei quali ha un destino, comunque unico, e comunque diverso da qualsiasi altro, no?"