giovedì 6 settembre 2007

Eccomi...

Sono arrivato ad Eindhoven.

Il viaggio coi parenti fino all’aeroporto di Pisa è stato toccante, commovente. Amo la mia famiglia, non ne esiste un’altra uguale. Così capace di avvolgerti di amore incondizionato.

Poco fa ero stravolto, in preda alle paranoie. Strascichi italiani, li chiamo io. Paura del futuro, attimi di sconforto, li ho portati con me, come l’odore di casa mia. Dovranno scomparire entrambi, e lo faranno. Sono qui anche per questo.

Camminando per Eindhoven ho incontrato due ragazzi Polacchi… Mi hanno chiesto di un Coffeeshop, e mi sono proposto di accompagnarli, visto che ero alla ricerca anche io. Godo ripensando all’effetto allucinato che mi hanno regalato i primi joint. Amnesia Haze. Molto cerebrale, quasi allucinogena. In effetti mentre interpretavo il pessimo inglese di Gogen e Bonji non potevo fare a meno di incantarmi un po’, mi distraevo in particolari buffi, come il suono delle parole, o i buffi tovagliolini del Coffeeshop di turno, ma faticavo a cogliere il succo del discorso. Pessima conversazione, comunque, l’inglese lo masticavano appena, e parlavano fra loro in polacco, il che addizionato al mio stato alterato, ha reso tutto più difficile. Me la sono filata in anticipo con la scusa del treno… Ho perso il primo, litigando coi bagagli, incastrati nella cassetta di sicurezza della stazione… Sono stracarico, cazzo. Due trolley, del peso complessivo di 45 kg, più la borsa del portatile. Ad un paio di metri da me sono sedute due ragazze, mi danno le spalle… Ogni tanto alzano i piedi e li muovono, riesco a vedere i decolté. Non capisco se cerchino di attirare la mia attenzione, o mi stiano prendendo in giro. Più probabilmente non mi considerano. Eppure si sono girate un paio di volte, prima una, poi l’altra. Comunque non capisco una parola. Mi rendo conto che ritenersi integrati, senza parlare adeguatamente l’Olandese, in una città come Eindhoven sia impossibile. Ritengo invece che ad Amsterdam sia quasi superfluo. Dipende dalle ambizioni.

Aspettando un’ora alla stazione ho notato una certa uniformità, nella popolazione locale; una sorta di divisa, comune al 90% dei passanti. Come una composta “Olandesità”, tutti quanti con borsetta o borsello, a tracolla oppure in mano e giubbino sul braccio… Un ordine istintivo non regolato, con sveltezza, ma senza fretta, come fossimo in un formicaio. Il complesso mi sembra poco socievole, ma la gente è sorridente. Ripenso al modello Americano: o ti adegui alla norma, o resti emarginato, derelitto, coniglio sociale. Qua non è così. L’individuo “non conforme” è libero di esprimersi senza il timore di giudizi o ripercussioni. Qua la forma non conta, si valuta la sostanza.

Sempre qua: due ragazze, l’una su, l’altra giù dal treno si baciano con passione per salutarsi.

La signora che controlla i biglietti mi augura la buona sera con la sua lingua sconosciuta, dopodiché si mette a ridere appena intuisce la mia lacuna. Sorride ancora, poi traduce il saluto. Gentile… Quand’è stata l’ultima volta cha avete visto un controllore allegro e sorridente? Pensateci bene…

3 commenti:

Giorgia ha detto...

Sono una donna ed in Italia i controllori uomini -chissà com'è?!- la maggioranza. Non mi hanno sorriso sempre, ma capita. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho preso un treno, figuriamoci se posso ricordare l'ultimo controllore che mi ha sorriso. Il fatto è che sono io a sorridere raramente in treno. Lo detesto. Piuttosto mi chiedevo: quando sei stato in America? Leggendoti ora, rispondo da sola alla domanda del mio ultimo sms: sei arrivato bene, mi pare. Ottima l'idea del blog ... ma non è che il Nox ha esagerato in complimenti? :-) Non ho capito: cosa deve scomparire esattamente? La paura del fututo e gli attimi di sconforto o anche l'odore di casa? Dai dai, raccontaci sempre. Tutte le volte che puoi, continua. Il commento l'ho scritto qui perché era "il primo approccio" che più m'incuriosiva. Ovviamente interessante anche il resto. Ah! Non so se le donne in Olanda la pensano come le romagnole, ma se sono in due e si girano alternandosi e a tratti ti mostrano la parte più sexy dei loro piedi, in teoria non dovresti essere passato inosservato. Magari fammi sapere quand'anche il linguaggio dei segni ti sarà più familiare. E bravo Mengo! Ciao ciao.

Alice ha detto...

Bello, il blog. L'idea è ottima, complimenti: scrivi, scrivi, ti leggerò tutti i giorni.
Penso ai miei 16 anni, quando ero convinta che dopo il diploma, avrei fatto un anno sabbatico tra i tulipani (allora, le consideravo le piante più caratteristiche del luogo in cui sei... :oP ). Sono passati gli anni, le cose sono cambiate, ma l'impulso c'è sempre, forse adesso più di allora.
Divertiti, divertiti sempre. Ciao.

LISA ha detto...

Benvenuto nel mondo dei blog! BACIO